Un’apertura mentale dovuta

Un’apertura mentale dovuta

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I risvolti positivi di un percorso psicoterapeutico sono innumerevoli, eppure nell’immaginario popolare resiste il dogma che approcciarsi a uno specialista di settore sia tipico di chi ha problemi mentali o sofferenze emotive difficilmente superabili.
Attraverso il vissuto di esperienze psicoterapeutiche con specialisti competenti in differenti ambiti della materia, posso permettermi di osservare tale pratica con più obiettività e leggerezza, posso vederla con lucidità da fuori, dall’alto. Oltre ad apprendere nozioni formative e educative sulla psiche e sul flusso regolatore emotivo dell’individuo, la cosa che più colpisce è semplicemente una: abbiamo una persona preparata, misurata e pronta ad ascoltarci. Un lusso per i tempi che corrono. Abbiamo un interlocutore attento, che ci osserva con fare distaccato e che ci porta a una sana interrogazione introspettiva di noi stessi.
Le domande, così naturali e dirette, ci pongono immediatamente un quesito, come ho fatto a non pensarci prima?
Tale processo ci indirizza in una dimensione di familiarità e buonsenso che ci accorgiamo aver riposto in un cassetto, a scapito dei frenetici segmenti compulsivi della nostra quotidianità odierna.

Il percorso formativo


Dopo aver appreso alcune nozioni, aver saputo dell’esistenza di persone che ci ascoltano e ci spronano a rimetterci in gioco attraverso domande costruttive e esploratrici sulla nostra esistenza, sono consapevole del fondamento per indagare me stesso. Il nostro interlocutore ci sprona a trattare temi che ci hanno fatto pensare, senza darci risposte esaustive, acclara questioni rimaste in sospeso, attivando un processo per renderci più consapevoli, con l’obiettivo di migliorare il rapporto con le nostre comunità di riferimento, siano esse la famiglia, il lavoro o legate ad altre dinamiche.
Stare meglio con noi stessi, riattivando l’uso dei cinque sensi, dando significati pieni alle nostre azioni e vivendo il presente, anziché proiettarci nel futuro con paura o ripercorrendo il nostro passato con dubbio amletico è un buon primo passo verso il benessere psico fisico che l’individuo ha posto in secondo piano a favore dei ritmi compulsivi che costruiscono il nostro quotidiano di loop ciclici, futili o virtuali.
Quindi senza dubbio, a chi volesse intraprendere un percorso formativo, educativo o riparatore il consiglio dovuto è il seguente: rallenta, ragiona, esplora. Il tempo buttato è altro. Non questo.